Vita di Marmo

LaRecherche.it

Vita di Marmo - di Paolo e Roberto Maggiani - LaRecherche.it

Quel leggero frusciare del vento

quel lento salire a zig zag
quella roccia spaccata
quel bianco evanescente
quel profumo assillante
quel mare lontano –
quassù silenzioso

siamo noi, fatti anche di carne
di ossa
di sangue.

 

Postfazione di Carlo Ciappi

“… E se mio frate antevedesse”

Dante, Paradiso c. VIII

Leggere la silloge poetica contenuta in “Vita di marmo”, ammirare le fotografie che segnano il percorso di una scalata dove il candore impera e la caverna accoglie col suo manto grigio, coinvolge non poco il lettore nato ad altre latitudini, proprio come lo scrivente. Due fratelli: Roberto e Paolo Maggiani, Paolo osservatore e catturatore di immagini di una vita apparentemente silente se osservata dal piede del bianco monte, Roberto non traguardatore di immagini con l’occhio vitreo di un obiettivo fotografico, ma fotografando con l’occhio invisibile dell’anima poetica il cui vedere è il sentire la vita, quella di marmo, appunto, che passa, travolge, sforna pane, consuma la montagna e trasforma ogni giorno il suo aspetto. La simbiosi artistica ed espressiva di questi due fratelli in due distinte qualità, la poesia e la fotografia, è semplicemente impressionante e, da come dimostra quanto prodotto in questa pubblicazione, veramente simili e con un concetto altrettanto simile davanti al bello, al dramma, alla realtà dei nostri tempi dimostrando che l’amore, la severità di osservazione per quel magico candore sono sentimenti sinceri. Prendendo spunto da Dante viene da chiedersi chi, dei due, veda o senta prima il fatto, la scena, il sentire scatenante una lirica o lo scatto fotografico, non è certo una gara, ma la constatazione che quando dal basso guarda su, colui che qui è nato, la mente innesca le memorie, le storie e le riaccende nel caleidoscopio dei racconti dei “Vecchi”, scrigni proprio di memorie, le lega al proprio vissuto, guarda in basso verso il figlio e le trasmette guardando insieme ancora una volta la vetta, prima di un silenzio, uno di quelli che si osservano davanti a qualcosa di maestosamente grande.
La dedica del libro è la conferma del bisogno a continuare la tradizione ad amare la vita del marmo, è rivolta al piccolo Pietro che ama le ruspe e ne ha timore allo stesso tempo, ma chi l’ha composta si è anche guardato dentro accorgendosi di avere, in fondo, lo stesso timore perché la “Ruspa” ha grandi ruote, braccia possenti e forti, sulle fiancate ha scritte di produttori lontani dai nomi poco in sintonia con i luoghi dove profondono le loro energie devastanti. Un poeta moderno, com’è Roberto Maggiani, non può che constatare quanto avviene ogni giorno lassù dove si ode il fragore di sorde esplosioni, polvere e acqua raccontando storie quotidiane, ogni giorno di nuove e, proprio una lirica incontrata nel libro nel suo finale recita: “…ed è là che avviene la contesa: / la macchia rossa sul marmo / è sangue del popolo apuano” ecco apparire il vanto, l’orgoglio di appartenere a un Popolo di gente forte e schietta come quella rappresentata nel film di Fabio Wuytack dal titolo: “Made in Italy”. La ruota del tempo si accompagna alle ruote delle macchine operatrici nel loro diuturno e frenetico valzer, ma si sposa pure con un’altra ruota che poi è lo stemma, forse è meglio definirlo simbolo, di Carrara. Ancora, in due distinte pagine, incontriamo l’amalgama intellettuale della fotografia e della poesia circa la rappresentazione della ruota fatta dai nostri due artisti rappresentandola inserita in una balaustra/parapetto di un sentiero e Paolo ne offre una suggestiva visione invernale del sito assopito dall’algido clima, ma lo fa anche rappresentando la stessa con un’ombra ripresa in maniera da formare una, chiaramente effimera, composizione architettonica capace di indicare, con le sue triangolazioni, la via per il raggiungimento di quella “Fortitudo mea in rota” di cui al precitato simbolo. Roberto Maggiani, in queste due pagine, riserva alla ruota una diversa visione creando un’ulteriore personale immagine della ruota fotografata dal fratello recitando: “… La mia forza è nella ruota – / e il Cielo, che da sempre conosce e segue / le fatiche degli uomini apuani / ha saputo elargire grazie / pur tra inenarrabili imprecazioni.” Ancora una volta la lirica ci porta al particolare rapporto tra la montagna e la sua Gente, quella che magari passa indifferente, come le foto del nostro fotografo raccontano, sotto possenti figure marmoree di grande emozionalità come la Venere fotografata nel suo candore da Paolo Maggiani accompagnata dalla lirica a lei dedicata, una sorta di canzone riflessione sulla bellezza di “…Una Venere candida / che pare più stanca / che sensuale.” nell’atto di denudarsi.
Denudarsi, proprio come fa ogni giorno la montagna fotografata, con tecnica e devozione al soggetto da Paolo Maggiani, quindi alle belle immagini di grande icasticità si legge, accanto, una poesia ispirata da “Quel gioiello” incastonato con violenza proprio alle sommità che recita: “…e a deportare i preziosi Bianchi / dalla città invisibile.”. Giunge alla mente l’eco di una vecchia canzone cantata da Milly in cui parlava di un effetto prodotto da questa “Deportazione”: il Duomo di Milano che il paroliere definiva “… Una cava di marmo/ vestita da sposa.”.
Raggiungono mete molto interiori le immagini fotografiche e quelle dell’anima contenute in questo libro, nato dall’incontro tra poesia e fotografia, fatto di fotodocumentazione e di poesia realistica fatta anche di riflessione pragmatica, ma senza mai abbandonare i crismi più veri della poesia.
Le immagini scorrono sul bianco delle pagine e raccontano, lo fanno a quanti sanno ancora soffermarsi a guardare perché ne hanno reale bisogno, a coloro la cui vita è di marmo, a quanti nel loro guardare sanno vedere, scoprire le carie di una montagna che cambia ogni giorno, sono quelle immagini prodotte senza vincoli e scevre da condizionamenti a parlare, usando un linguaggio semplice come l’artista sa fare perché il mondo ne possa godere e capire, impiegando un lessico semplice per un accorato racconto.

C. C.

Introduzione di Roberto Maggiani

La terra del marmo emerge dal mare e sale, dapprima lievemente, come un sussurro verde sulla pianura, poi bruscamente, mostrando il suo biancore nelle ferite delle cave, fino alle vette rocciose al cospetto del cielo. Vita di marmo nasce su questo percorso, dal Mar Tirreno alle Alpi Apuane, passando dalla città, la casa dell'uomo arredata da oggetti che sono raffigurazioni di sé stesso e del mondo. Il libro è l’espressione di nostre emozioni e percezioni sensoriali e intellettive; sono immagini e parole di un tempo della nostra storia, scaturite da passeggiate nella città osservando l’uomo e il suo fare, o dallo stare in compagnia delle rocce, del vento e del sole, davanti al vuoto riempito di cielo e mare indistinguibili all’orizzonte. Con un solo sguardo, dall’alto delle apuane, si può tornare fino a valle; abbiamo fotografato e scritto anche a cavallo di questo muoversi virtualmente nello spazio, sempre alla ricerca delle immagini e delle parole riassuntive che possano esprimere la bellezza del Mondo: con questo libro invitiamo a celebrarla.

R.M.